Ritorna nella sua edizione 2015 dal 16 al 20 giugno una delle manifestazioni più suggestive e sottovalutate del Pinerolese: parlo di Immagini dell’Interno, una quasi intera settimana di spettacoli di animazione dal vivo con marionette, burattini, costruzioni fantasiose e creatività per bambini e non!
Qui potete trovare il resoconto dell’evento 2014, mentre qua sotto il programma completo di tutti gli spettacoli giorno per giorno ed una breve introduzione.
MARTEDI 16
Teatro del Lavoro – ore 18.00
Lilatà Teatro
Io, te e il bruco
dai 3 anni
ingresso libero
Teatro del Lavoro – ore 21.00
Centro Sperimentale di Cinematografia Piemonte
Corti di animazione
dai 3 anni – 35’
ingresso libero
MERCOLEDì 17
Teatro del Lavoro – ore 18.00
Teatro dell’Unicorno
L’arcobaleno di Geolino
dai 3 anni – 55’
ingresso libero
Teatro del Lavoro – ore 21.00
Centro Sperimentale di Cinematografia Piemonte
Corti di animazione
dai 3 anni – 45’
ingresso libero
GIOVEDI 18
Teatro del Lavoro – ore 18.00
La capra ballerina
Dorme
dai 4 anni – 45’
ingresso libero
Teatro del Lavoro – ore 21.00
Zero en conducta (Spagna)
Allegro ma non troppo
per tutti – 50’
ingresso 5€
Salone dei Cavalieri – ore 22.15
La fucina del circo
Luce
danza in abatjour
per tutti 20’
ingresso libero
VENERDI’ 19
Piazza San Donato – ore 17.30 e 18.30
Teatro de la Lechuza (Argentina)
Maria siempre Maria
per tutti – 30’
ingresso libero
Piazza San Donato – ore 18 e 19
El Picaporte (Argentina)
Storie d’asporto
per tutti – 20’
ingresso libero
Teatro del Lavoro – ore 21.00
Teatro Medico Ipnotico
Cappello a cilindro
per tutti 60’
ingresso 5€
Salone dei Cavalieri – ore 22.15
Zero en conducta (Spagna)
Nymio
per tutti – 20’
ingresso libero
SABATO 20
Teatro del Lavoro – ore 18.00
La vecchia soffitta
Ari, ari, ciuco butta denari
dai 4 anni – 50’
ingresso 3€
Via Principi d’Acaja – dalle 20 alle 24
Teatro medico-ipnotico
Verdi
Teatro de la Lechuza (Argentina)
Maria siempre Maria
El Picaporte (Argentina)
Storie di Asporto
Zero en conducta (Spagna)
Nymo
La fucina del circo
Luce
Le due e un quarto
Retrò
La capra ballerina
Storiella della vecchia talpa
Il gravoso peso del passato sull’antico scaffale del festival
Nel corso degli anni l’accumulo su scaffali piegati per il peso di vecchi cataloghi, manifesti, locandine e stendardi (di ordinaria follia a rivederli), si fa molto preoccupante; le venti edizioni, per l’esattezza, portano ad una curvatura critica le assi stanche delle ingombranti mensole. Forse una manata dovrebbe spazzarle e ripulirle da quel passato. Un tempo che persiste apparentemente contro ogni utilità: a che servono tutti questi souvenir del chi e cosa c’è stato? Perché poi succede pure che qualcuno confonda i programmi – “ guarda chi ci sarà quest’anno” – su un catalogo del 2006 o del 2007, o anche del 2008.
Eppure si tengono li, restii a finire nel sacco del benedetto riciclo, tenaci come reliquie di santi protettori su cruscotti d’anteguerra, seppur cartacei sempre vividi, con i protagonisti di quell’anno in apparente carne ed ossa. Loro, nostalgico fenomeno, rinascono nella memoria di chi ha visto o di chi vi ha partecipato con il semplice risfogliare delle paginette, e questo ne è l’aspetto idilliaco.
Ma intanto che gli acari, soddisfatti dell’alloggio gratis, ringraziano, rifletto e mi domando: questo peso, considerevolmente importante da ogni punto di vista, ci aiuterà a dare un senso alla prossima edizione? ci fornirà degli elementi per un nuovo festival, e “nuovo” lo intenderei come aggettivo non attribuibile solo al sostantivo “edizione” ?
Bisogna onestamente ammettere che le cose son cambiate, e di molto, in ciò che intendevamo per ludico intrattenimento, e in alcuni sporadici casi per parto artistico. La fruizione in questi ultimi anni, ha preso strade così fast e individualistiche, se pensiamo a ciò che si trova sul web, per cui, sebbene non mi aggreghi alla sua demonizzazione, mi mette comunque a confronto con una realtà dell’organizzazione dell’evento più complessa di qualche anno fa. Questo cambiamento spinge a riflessioni e dubbi che danno spazio, ahimè, non ad una soluzione ma ad una articolazione di risposte, le quali ammetto sono anche confuse.
Nella benemerita salvaguardia del linguaggio marionettistico, proposto in una coniugazione di spettacolo dal vivo, c’è una visione del futuro e nel futuro di questa gloriosa storia, di questa proposta ad oltranza del teatro di marionette? Se si, quale valenza avrà la marionetta nella poetica teatrale, che posto occuperà, se ne avrà ancora qualche solidità, nella coscienza del pubblico e quanta sensibilità verrà colta dall’animo degli artisti in generale?
Domande di prammatica per chi organizza un festival, questioni che ci si dovrebbe porre ad ogni piè sospinto. Ed è anche per questo, seppur di fronte alle mille incertezze in cui siamo immersi, e che taccio per amor di patria, che quest’anno i tasselli e gli incastri di questo metaforico scaffale debbono ancora resistere, e resisteranno.
Il peso verrà puntellato non solo con l’ineluttabilità dell’inerzia, che è pur sempre una grande forza, ma anche col convincimento positivo e sinceramente entusiasta che questa edizione potrà e dovrà servirci per pensare un futuro del festival, una matrice coerente col tempo contemporaneo. La pensiamo questa, come un’edizione di transizione, di raccolta di idee, un momento in cui le persone verranno invitate, e si inviteranno, a rappresentarci tutto il loro carico di curiosità e proposizione: studi, idee, disegni, chiacchere, quello che vogliono, per discutere, se si è sanamente ambiziosi, e pensare un futuro anteriore di questo teatro. Insomma, vogliamo sentire gli umori delle persone e trarne le conseguenze senza tentennamenti.
Immagini dell’Interno 2015 sarà un appuntamento “a disposizione”, per individuare un percorso di rinnovamento, per darle un’identità riconoscibile, che è poi l’unica cosa che può dare senso, secondo noi, al nostro lavoro.
Così facendo, forse si potrà costruire nuovi scaffali dove raccogliere l’archivio del prossimo, auspicabile, nuovo teatro di marionette, un rinnovamento che si basi su interpretazioni plausibili con l’oggi e il domani di questo meccanismo teatralmente riconoscibile chiamato marionetta.
Riconducendoci all’idea di marionetta metafora di uno stato d’animo più che di un umanoide replicante, dove il concetto di senso del linguaggio è che l’essere costruito in marionetta è di per se teatro e personaggio, allora i confini tra quest’ipotesi di teatro di figura e gli allestimenti di arte contemporanea, dove anche qui l’elemento metaforico è pane quotidiano, diventano labili, finissimi. Forse questa “dissolvenza tra arti” è l’elemento fondante di questa era artistica, un momento epocale. Direi lo viva anche con semplicità per attitudine arcaica, , mostrando con le marionette e affini questo inconscio rivelato, un metodo d’analisi della realtà da cui trae ispirazione da secoli e in cui si sente perciò pienamente protagonista.
damiano privitera