Lo dico sinceramente: per Tuttomele 2018 c’è poco da dire. Eppure molto. E dunque come possono coesistere questi due pensieri?
Per spiegare il poco da dire, già per l’edizione dello scorso anno avevo fatto notare la ripetitività di fondo, legata al reiterare uguale formula di anno in anno, così come persino il posizionamento di aree e stand; ecco, per quella 2018 tutto ciò è ancora più marcato, tanto che si potrebbero mescolare le foto della galleria del 2017 senza accorgersi di nulla. Vero che più che l’offerta del contenuto l’importanza stia nel contenuto stesso, ma davvero quantomeno a livello di report c’è poco poco da dire, posso giusto avere visto qualche spazio più artistico e avere apprezzato la presenza dei modellisti all’opera, un arte meno conosciuta ma di grande interesse anche guardandola nel durante (ed allora sarebbe stato punto ancora più elevato il legarla alla manifestazione stessa, magari con una sfida a tema Mele o qualcosa di simile), e l’avere, in questo caso realmente molto apprezzato, la presenza di musicisti itineranti, che hanno animato a rotazione angoli della città con pezzi tradizionali o di intrattenimento puro: suggestivo e semplice da realizzare.
A parte ciò, davvero non vuole essere cattiveria, ma non vorrei andare a ripetere sempre le stesse cose anch’io: spazio commerciale nei gazebi, spazi gastronomici, aree vendita mele, aree espositive, esperti che spiegano i segreti della tradizione contadina, mercatini, spettacoli, etc.
Eppure.
Eppure quest’anno ci siamo recati nella giornata di domenica, ed è stato un boom di pubblico clamoroso, tanto da farmi venire qualche dubbio sul raggiungimento di limiti per le persone all’interno dei grandi capannoni commerciali: sicuri che sia normale avere tutta quella gente all’interno da un lato sicurezza? Tanto più con una forte presenza di anziani all’interno?
In ogni caso ecco qua la contraddizione: spesso mi inalbero (per stare a tema mele, ehm va beh) contro ad eventi che perdono in passaggio di visitatori per la loro staticità, e poi mi trovo a constatare come uno dei momenti più “sempre istes” locale riesca invece a raggiungere tali risultati. Dunque mi comincio a chiedere quali possano essere i fattori che riescono a garantire questo strano incastro.
A mio avviso due, ma sarei curioso di conoscere la vostra opinione, commentando sotto all’articolo nella nostra pagina FB.
La prima ragione è temporale: Tuttomele non è un semplice appuntamento annuale, ma il punto medio, il baricentro tra la sfilza di eventi settembre / ottobre, ed il successivo carico della stagione natalizia; o, per farla in breve, non ha particolari rivali. Chi arriva da Pinerolo, dalle Valli e da città vicine a Cavour stessa sa che in quei giorni Tuttomele è uno dei pochi momenti sfruttabili per uscire a vedere un qualcosa, e dunque senza particolare concorrenza, ecco arrivare le grandi numerate di pubblico.
La seconda ragione è l’eterogeneità: l’evento è come se racchiudesse una sorta di best of degli eventi di paese. Ben pensandoci troviamo, gastronomia, musica giovanile e liscio, momenti informativi, mercati e mercatini: ogni età può trovare almeno un motivo per visitarla, magari tornando a casa con qualche cassetta di mele o meglio ancora bottiglie di succo e sidro. Così si accontentano tutti i palati, e si arriva ugualmente agli ottimi risultati.
Quindi da qui ne traiamo che sia un bene od un male? Sinceramente, e non per approssimativismo, non lo ho ancora compreso bene.
Ad ora in ogni caso vi lascio con qualche immagine: buona visione!