Da comunicato:
«La Grande Guerra: STORIE e MEMORIE valdesi»
In occasione del centesimo anniversario del conflitto bellico, aprirà il prossimo 4 settembre la mostra «La Grande Guerra: STORIE e MEMORIE valdesi» realizzata dalla Fondazione Centro Culturale Valdese e allestita nei locali del Centro in via Beckwith 3 a Torre Pellice (To).
Orari: giovedì, sabato e domenica dalle 16 alle 19, ingresso 3 euro.
Sabato 6 settembre è prevista alle 18 una visita guidata gratuita all’esposizione, che rimarrà visitabile fino al 30 novembre 2014.
La Prima Guerra Mondiale, iniziata nell’agosto 1914 e combattuta per il predominio in Europa, fu un grande evento tragico che costò la vita solo in Europa a circa dieci milioni di persone.
L’Italia entrò direttamente nel conflitto nel 1915 contando alla fine delle ostilità più di seicentocinquantamila caduti a cui vanno aggiunti i mutilati e i dispersi, su un totale di circa 4,2 milioni di soldati inviati al fronte. Numeri impressionanti che portarono, a guerra in corso e soprattutto negli anni che seguirono, a una sorta di elaborazione del lutto subìto o quantomeno alla «celebrazione» della memoria di tanti giovani caduti in quella che viene spesso definita «un’immensa carneficina».
In «La Grande Guerra: STORIE e MEMORIE valdesi», Davide Rosso e Samuele Tourn Boncoeur (rispettivamente direttore del Centro culturale valdese e conservatore del museo valdese) curatori della mostra – che presenta anche un’introduzione appositamente scritta dallo storico Giorgio Rochat – hanno scelto di raccontare il modo in cui la Chiesa Valdese e il territorio delle valli valdesi hanno affrontato la perdita di tante vite umane e i problemi delle famiglie legati agli eventi bellici: i valdesi caduti nel conflitto furono circa cinquecento, un po’ meno di cento i mutilati e una quarantina i dispersi.Due i punti di vista paralleli da cui è stata affrontata la tematica: quelli della «memoria» e della narrazione delle «storie» di alcuni valdesi coinvolti nel conflitto.
Ne è nata una mostra in cui le persone i cui nomi sono riportati sulle lapidi e sui monumenti presenti nelle valli valdesi (per la maggior parte peraltro realizzati dalle amministrazioni o da associazioni laiche e non dalla Chiesa Valdese) riacquistano identità, svelando la loro storia. Ma gli stessi monumenti riacquistano una narrazione, riscoprendone la storia e la particolarità. La mostra racconta come nel periodo successivo ai fatti bellici anche alle valli valdesi ovviamente sia stato affrontato il tema «caduti», e lo si è fatto scrivendo opuscoli, innalzando monumenti, scoprendo lapidi che con le loro liste di nomi raccontavano e «ricordavano» i morti paese per paese, radicandoli nei luoghi da cui provenivano e provando ad essere di conforto per le famiglie e per chi era ritornato.
La traccia per la ricerca che ha condotto alla mostra è stata data dell’Albo d’onore dei caduti della Chiesa valdese pubblicato nel 1921.
Dietro ai nomi ci sono le «STORIE» delle persone, e alcune di queste possono essere particolari, in qualche modo esemplificative di altre narrazioni o tematiche. La scelta fatta per la mostra è caduta su alcune di queste (lo spazio disponibile in una mostra ha imposto dei limiti) con le quali i curatori che hanno deciso di parlare di prigionia, di ricerca di dispersi, di celebrazioni dei caduti, di «eroi» e di soldati dimenticati. Sette i racconti che emergono legati a otto delle più di seicento persone i cui nomi compaiono nell’Albo d’onore della Chiesa valdese pubblicato all’indomani della I guerra mondiale.
Chi visiterà la mostra, oltre a tutto questo, potrà vedere fotografie scattate da soldati e cappellani militari valdesi sul fronte di guerra nel periodo 1915-1918, oggetti legati al conflitto solitamente custoditi nel deposito del museo valdese di Torre Pellice o di alcune famiglie valdesi, testi e documenti sul convitto valdese di Torre Pellice inaugurato nel 1922, oggi sede del Centro culturale, e realizzato proprio per ospitare gli orfani di guerra aiutando le famiglie dei caduti a dare un’istruzione ai ragazzi che avevano perso il loro genitore sul fronte. Infine alcune foto di come si presentano oggi i luoghi che videro cento anni fa la Grande Guerra: pochi scatti a colori di un territorio che a saperlo “leggere” parla ancora di quei terribili tre anni di scontri armati.