Rane, rospi, tritoni, salamandre e loro parenti più prossimi stanno sempre più scomparendo dal mondo: intere specie si estinguono, altre perdono quasi la metà della diffusione. A scoprire le cause di questo fenomeno ci ha pensato la quinta serata dei Lunedì Scienza, nella quale Daniele Seglie del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei sistemi dell’Università di Torino ha spiegato la situazione generale ed alcuni esempi di studi nostrani su precise tipologie di questi, sempre più rari, animali.
I cambiamenti nella morfologia del terreno, gli interventi invasivi dell’uomo soprattutto in termini di incanalazione fluviale sono tra i primi problemi, senza contare l’inquinamento delle acque, con l’immissione di sostanze che bloccano lo sviluppo del girino. Il clima è un altro dei colpevoli, seguito dall’introduzione di specie animali nuove come pesci, crostacei ed altri animali più grandi (come la nutria ad esempio), che si cibano non solo di anfibi, ma anche delle loro semplici larve.
Caso emblematico poi quello del cosiddetto fungo killer, una particolare varietà micotica che sta decimando buona parte della popolazione anfibia in tutto il mondo, e che è tutt’oggi soggetto di studi. Come fare dunque per salvaguardare queste specie, talvolta anche molto rare? Evitare l’uso massiccio di concimi ed antiparassitari, creare piccole zone umide come laghetti e pozze, e mantenere la vegetazione a cespuglio, utile per questi piccoli animali nello spostarsi da un luogo all’altro.