Anche Pinerolo Play ha partecipato alla presentazione per la stampa della nuova mostra organizzata dalla Fondazione Cosso al Castello di Miradolo: “ San Sebastiano – Bellezza ed integrità nell’arte tra ‘400 e ‘600”, curata da Vittorio Sgarbi ed allestita da Antonio d’Amico. Un qualcosa di molto particolare, data la sua natura di raccogliere diversi dipinti non di uno stesso autore, ma rappresentanti un particolare soggetto in comune. In realtà per motivi spaziali parzialmente la mostra è stata ridotta rispetto alla sua idea originale, elidendo la parte dedicata ai pittori più vicini alla modernità, ma che è comunque possibile osservare all’interno del catalogo.
Passeggiare per i diversi ambienti preparati ad hoc per accogliere i numerosi quadri presenti su due piani espositivi è una esperienza veramente suggestiva, anche grazie ad un accompagnamento musicale azzeccato che ci accompagna tra le sale, il “Martirio di San Sebastiano” di Gabriele d’Annunzio, musicato da Claude Debussy, che verrà eseguito dal vivo nella notte di Natale 2014.
San Sebastiano: figura eroica ed erotica?
La scelta del santo non è casuale: si tratta infatti di una delle immagini sacre maggiormente rappresentate sul piano artistico, ed è interessante cercare di indagarne i motivi. “La figura di San Sebastiano” spiega Sgarbi nella presentazione, “viene rappresentata di frequente poiché portatrice di messaggi precisi per la chiesa seppur nella sua quasi completa nudità: l’artista si divide così tra la rappresentazione sacra e quella della bellezza umana, paragonabile agli adoni del mondo classico: consente così una continuità tra mondo pagano e cristiano”. Il soggetto viene quindi rappresentato in quasi ogni opera nel momento cardine della propria esistenza, ovvero il martirio tramite frecce, le quali però non gli provocano dolore, e lo porteranno a venire ucciso solo successivamente: una scena dunque aspra e cruda, la quale però dimostra anche la rinascita da un evento negativo, il ritorno alla salute, all’integrità che fa parte del titolo stesso della mostra.
“Questa non vuole dunque essere una mostra di tipo devozionale” chiude Sgarbi, “ma un viaggio attraverso i canoni estetici dell’arte, che raffigura un soggetto ambiguo, eroico per la sua estrema dimostrazione di fede, ma pure erotico nell’estetica del proprio corpo”. Il santo si presenta quindi in diverse pose e situazioni: attorniato dalla Madonna ed altri santi, eretto, guarito da angeli o dame, ma così come caduto a terra, spento delle proprie forze. Cambiano gli sfondi, i contesti, i committenti e persino numero e tipologia delle frecce che lo straziano, eppure resta immutata la sua carica iconica, la sua duplice natura di bellezza ed integrità.