Un report non così semplice quello di questa Maschera di Ferro 2018, dove diverse questioni andranno ad intrecciarsi tra loro, ma partiamo dalle basi. Edizione questa già particolare su di un lato temporale: infatti arriva dopo un anno di pausa, ma soprattutto dopo la scelta da parte dell’organizzazione di trasformare l’evento in biennale, per riuscire a confezionare tutto nel miglior modo possibile, cercando di districarsi tra nuove norme di sicurezza e la grande mole dello stesso.
Così diciamo che si è potuto assistere forse alla versione più completa di questo tuffo nel 1600 che fa suo il Centro Storico cittadino, grazie ad una numerosa presenza di figuranti e gruppi in costume; chi mancava nel 2016, è tornato e si è affiancato a quelli più nuovi, sviluppandosi in un percorso che da Piazza del Duomo si snoda principalmente su Via Principi verso l’alto, e via Savoia – Piazza Vittorio verso il basso, stessi luoghi poi percorsi dalla sfilata finale, sino alla scoperta del personaggio famoso che ha interpretato il noto prigioniero mascherato francese, quest’anno il mitico campione su due ruote Francesco Moser (che ricorda bene Pinerolo dal lato ciclistico e delle grandi tappe del Giro).
I visitatori hanno potuto così osservare diversi scorci del passato, dall’accampamento militare ai popolani, dai giochi di un tempo al ricovero degli appestati; ora, potrei continuare come gli anni passati ad una descrizione di ogni singola parte dell’evento, ma svierei dall’idea principale del pezzo, quella che mi ha seguito fino a casa dal termine della manifestazione, e dalla quale non riesco a distaccarmi.
Di solito mi prodigo sempre in complimenti per organizzatori e presenti, ma questa volta ho avuto l’impressione di qualcosa che non andasse per il verso giusto, quindi provo a ragionare insieme a voi. Perchè il problema secondo me, di questa Maschera di Ferro 2018, non è stata tanto la regia complessiva dell’evento, ma il pubblico stesso che vi ha partecipato.
Alla ricerca del rinnovamento
Sono andato a rileggermi il report della scorsa edizione (e che trovate qua:http://www.pineroloplay.it/la-maschera-ferro-2016-report-galleria-foto/), nel quale in realtà c’erano già le basi di queste mie riflessioni di ora. La “squadra che vince non si cambia” sta seriamente cominciando a perdere di smalto, arrivando a poter praticamente anticipare la quasi totalità dell’evento prima che avvenga, sia come gruppi che persino come loro posizionamento. Il tempo è passato, ma è stato evidente notare come la maggior parte del pubblico affezionato, quello che resta per tutto il pomeriggio ed attende di ripartire verso casa solo passato lo smascheramento in piazza ed i ringraziamenti di rito, sia diventato molto più anziano. Molti ventenni, trentenni e quarantenni magari fanno un rapido giro, nel quale si vede tutto comodamente in un’ora, e dunque ripassano giusto per vedere il personaggio famoso finale, quasi che il fulcro dell’evento sia il vip a Pinerolo e non tutta la parte storica che ci sta dietro.
Curiosità, interesse, interattività: sono queste le tre componenti fondamentali che dovrebbero dare il via ad un qualcosa di nuovo (peraltro ricordo che questa edizione venne annunciata come “con un format rinnovato e tutto da scoprire” dopo la scelta di farla ogni due anni), rinnovandosi per catturare un più vasto insieme di persone, esattamente come quanto successo con Artigianato 40+2.
Per dire, i costumi sono sempre belli, ma mi dispiace sentire persone annoiate tra quelle che camminano per il borgo.
Per dire, gli spettacoli sono di rilievo, ma mi piange il cuore nel sentire, per quelle bestie d’uomini di armi del gruppo Fera Sancti di San Marino, non un tifo vigoroso ma giusto due o tre applausi improvvisati, che pare quasi che la gente sia timorosa e non sappia quando debba applaudire: se lo spettacolo è bello, penso, allora forse è il pubblico a non essere quello giusto.
Vero che il 1600 non permette particolari digressioni o invenzioni, ma è la formula a fare la differenza, e delle parti dell’evento infatti lo hanno dimostrato a dovere.
I torturatori portano i passanti alla gogna, gli appestati ed il cerusico danno il via a qualche scenetta teatrale nel corso del tempo, En Plain Air mette un pizzico di arte e prove sul campo; la Sportica, esempio che presi lo scorso anno, trasforma in “finta arte pittorica” le loro evoluzioni. E guarda caso, proprio là il pubblico si concentra attivamente. Le musiche ed i balli dei popolani sembrano un pezzetto del tutto, ma attirano attenzione e creano anche una atmosfera bella e viva.
Ma anche una mostra fatta di pannelli chiari e ricchi di curiosità storiche è in grado di diventare punto di interesse e visita: bene lo sanno gli amici di Italia Nostra Pinerolese, che con il loro punto dedicato alle vicende del Castello di Pinerolo hanno fatto quest’anno il record di ingressi superando la cifra dei 2000, dimostrando che quello che manca non è sicuramente uno scarso interesse verso il passato.
E mi spiace che un momento che calza a pennello dentro la parte storica cittadina rimanga adagiato su sè stesso, quando potrebbe guardare al futuro… o forse al passato: qualcuno tempo fa mi raccontò di come nelle prime edizioni i gruppi erano effettivamente più simili ad una sorta di grande teatro dell’improvvisazione, o quantomeno si sforzavano per un pomeriggio nell’interpretare quei personaggi di cui portavano le vesti; ora invece si sfila o si sta fermi giusto per le foto dei visitatori, in una sorta di grande mostra di costumi a cielo aperto, ma con meno passione e meno anima. Quindi sono arrivato al paradosso per il quale si dovrebbe guardare al passato per recuperare meglio in futuro, molto bene.
Non è mia intenzione essere ipercritico o velenoso verso l’evento, ma voglio puntualizzare tutto ciò proprio perchè ne sono sempre stato grande fan, e qui sul sito infatti se ne è parlato a dovere da quando è online, ovvero dall’edizione 2014, ben quattro anni fa.
Si attende a questo punto il 2020 per la prossima volta, e spero veramente che queste mie parole vengano viste come il giusto sprone a cambiare veramente qualcosa, ridando a questa rappresentazione la grandezza che si merita, ben conscio di tutti i problemi logistici che si possano avere, ma che magari si riescano ad ammorbidire con un anno in più di lavoro a disposizione.
Questa volta però, più che per qualsiasi altro report che abbia compilato per PineroloPlay, chiedo a gran voce il vostro parere: andatevi a rileggere quanto uscì lo scorso anno a questo link http://www.pineroloplay.it/la-maschera-ferro-salta-2017-qualche-considerazione/, e poi ditemi, scrivetemi alla mail (sempre info@pineroloplay.it), postate nei commenti: cosa vi piace di più della Maschera e cosa invece comincia a subire i segni del tempo?
Sono assolutamente interessato a qualsiasi parere, meglio ancora se in contraddizione con quanto da me scritto.
Velenosità finale, scusatemi questa personale ma non posso esimermi: un grazie speciale a chi ha curato la comunicazione dell’evento, avendo ringraziato qualsiasi testata e sito possibili locali tranne che questo, dove come detto da quattro anni diamo risalto all’evento prima e dopo il suo svolgersi. My pleasure.