Era nel 2018 quando scrivevamo dell’improvvisa voglia comunale di ravvivare la Fiera Patronale di Pinerolo, una due giorni di esposizione che negli anni precedenti aveva cominciato a dare forti segni di stanca: espansione dello spazio espositivo a piazza del Duomo con vendite floreali, divisione netta per categorie (gastronomia, giardinaggio, grandi mezzi etc.) e qualche piccolo evento di intrattenimento di strada a corredo delle classiche giostre di paese.
Poi arriva il 2019, ed il risultato è visibilmente, e drasticamente, più negativo (lo trovate approfondito a questo link http://www.pineroloplay.it/due-parole-due-sulla-fiera-di-primavera-di-pinerolo-2019/) nella versione primaverile: però, l’evento di punta sarà quello estivo, si poteva pensare.
E invece no: possiamo cercare di pensarla in ogni modo, ma il risultato è talmente palese da rendere impossibile qualsiasi opinione edulcorata. La Fiera Patronale ha smesso di essere un evento valido ed interessante, o meglio ha smesso definitvamente di essere fiera, per diventare un mercatone casuale. Gli espositori sono talmente pochi da aver reso necessario, scelta peraltro valida dato il caso, di concentrare tutti i presenti in piazza Vittorio, lasciando giusto ai soliti concessionari la parte alta dei viali. Tutto il resto dei viali vuoto, piazza d’Armi vuota, giostre sempre presenti ma come in qualsiasi altro appuntamento locale.
Il come si sia poi messo in opera il tutto è un altro segno di un tentativo di aggiustare una situazione arrivata ai limiti, unendo in un grande mischione pochi trattori che ancora rivendicano un loro spazio, bancarelle di vestiario, oggettistica varia, imbonitori di prodotti da televendita (per i quali potete dire quello che volete, ma restano alla fin fine l’aspetto più fieristico della fiera) e qualche venditore gastronomico, perlopiù concentrati sul lato lungo strada credo per necessità di ombra e conservazione dei prodotti.
Credo sia piuttosto chiaro: una fiera così non ha più senso di esistere, specialmente pensando che la descrizione di poco fa è legata al lunedì, mentre la domenica è stata ancora più vuota, complice la mancanza di interesse da parte degli espositori nel rimanere due giorni interi in loco, magari dormendo sul posto per paura che nella notte qualcuno si porti via qualcosa (peraltro cosa che accadeva di meno negli anni passati, ci dicono anche per qualche controllo in più da parte delle autorità che venivano mandate al proposito).
Spiace, e mi spiace, da osservatore di eventi vedere come in altre occasioni si siano risolte situazioni di crisi in maniera inventiva e raggruppando nuove idee (es. il Carnevale di quest’anno), per fare magari meno, ma bene. Qui invece pare proprio che dopo il guizzo dell’anno scorso si attenda che questo lumino piano piano arrivi a spegnersi per conto proprio, così, senza reazioni.
Ora però non cerchiamo colpevoli o cause raffazzonate (c’è ancora chi dà la colpa di tutto questo all’Ipercoop perchè concentra le persone lì nei weekend, quando anche là non mancano i problemi di spazi rimasti vuoti da assegnare), ma cerchiamo di pensare concretamente se
1) si vuole dare una mano a questo evento o meno;
2) se sì, capire in che modo;
3) agire e farlo.
Forse il costo di esposizione è diventato eccessivo per gli espositori rispetto ai ricavi, forse la noncuranza ha portato anche meno pubblico di anno in anno rendendo meno interessante per un commerciante
una qualsivoglia partecipazione, e forse come dico ormai da un sacco di tempo è il sistema stesso ad essere troppo vecchio per tirare avanti così nel 2019 (e infatti).
Non me ne vogliano gli espositori, ma buona parte dei presenti può essere la parte a corredo di una grande fiera, e non il suo fulcro principale: si deve puntare sul territorio, sulle novità o su cose particolari.
Infine l’ultimo cambiamento deve anche arrivare da voi, che spesso chiedete a gran voce il ritorno della “fiera come una volta che era bella e c’erano tante cose non come ora”: se volete che un evento fieristico si mantenga, non limitatevi a passeggiarci dentro ma comprate i prodotti, comprate da mangiare; se poi considerati i prezzi troppo alti, allora lì i ragionamenti sono due.
O la tariffa per esporre è eccessiva ed i commercianti devono rientare in qualche modo, oppure alcuni mantengono cifre di 10, 15 anni fa per il loro prodotti, senza vedere (o voler vedere) che ora volente o nolente la rete ci fa accedere a cose simili con prezzi assai più ridotti. Si deve puntare sulla qualità, sul fatto a mano, sulla resistenza nel tempo che magari un prodotto comprato online potrebbe dare di meno, ed allora così si crea un giustificativo. Ma la reazione ci deve essere da tutti: da chi se ne occupa in Comune, dagli espositori presenti e dal pubblico stesso.
Qualsiasi altro ragionamento al proposito lo andrei ad incastrare difficilmente nella faccenda, ed allora si potrebbe pensare a qualche altro modo per festeggiare Pinerolo, che poi dovrebbe essere il cardine del tutto anche se spesso completamente dimenticato.
Ed ora due foto, giusto per ammainare la bandiera all’evento come si deve (mettete una tromba militare di sottofondo mentre guardate le foto, tanto su Youtube si trova):
GALLERY