I carusi della solfara, presentazione del libro sabato 4 maggio a Bricherasio

Da comunicato:
La collaborazione tra associazioni, Sen Gian MineraLuserna e la nostra, ci ha permesso di far parte degli eventi relativi alla mineralogia e ad ospitare a Bricherasio il 23 marzo 2019 la conferenza del capo ingegnere MINERARIO DELLA PROV DELLA arrivato direttamente da CALTANISSETTA sulla Solfara di Sicilia.
Oltre i precedenti incontri gennaio Le Miniere del Beth, avremo in programma quanto segue.

SABATO 4 MAGGIO 2019 presso la sala culturale “A. Moro” di Bricherasio la presentazione del libro “I CARUSI DELLA SOLFARA:” di Giusy Panassidi , presente alla serata.

moderatore , Federico Magrì; iinterverrà Serafino Gianni Sanfilippo ,coordinatore Centro Studi la Casa Sicilia nonchè consigliere comunale di Grugliasco. A fine serata verrà offerto un rinfresco -che cosa mangiavano i solfatari…..

I “carusi” nelle solfatare della Sicilia sono queii bambini siciliani che venivano venduti o “affittati” per lavorare nudi nelle miniere di zolfo anche 16 ore al giorno

Quella dei carusi è una vicenda che inizia nel 1700 e che si sviluppa per oltre due secoli fino alla metà del ‘900

«Ca sutta ‘nta stu ‘nfernu puvireddi
Nui semu cunnanati ‘a tirannia
A manu di li lupi su’ l’agneddi
Ciancitini cianciti, mamma mia»

(IT)

«Poveri noi qua sotto in questo inferno,
noi siamo condannati alla tirannia,
gli agnelli sono in mano ai lupi,
piangi, piangi, mamma mia.»

(Canto popolare di Villalba)

Con il termine carusi vengono indicati i bambini e i ragazzi costretti dall’indigenza economica delle loro famiglie a lavorare nelle miniere di zolfo. Il termine pare sia derivato dalla consuetudine di rasare completamente la testa di questi giovanissimi lavoratori, probabilmente per i motivi igienici conseguenti alle condizioni di estrema sporcizia esistenti nelle miniere: tale taglio di capelli veniva di fatto definito nel dialetto tipico dell’epoca della zona di Caltanissetta come tagghiu carusu, mentre successivamente servirà a indicare genericamente i bambini dai 5 ai 12 anni circa. Ancora oggi, segnatamente nel catanese, ma anche in altre zone della Sicilia, le parole carusu, carusazzu, identificano il “ragazzo”, il “ragazzaccio”.

INGRESSO LIBERO

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