Un grande ritorno quello del Carnevale con la sfilata di carri quello 2020 a San Pietro Val Lemina, che seppur con qualche problema iniziale ha visto nascere uno spettacolo davvero interessante, ma procediamo con ordine.
Siccome risultava ormai complesso riuscire a far procedere oggetti di grande dimensione nel centro del paese (senza contare tutti i problemi dal lato sicurezza con le nuove normative da affrontare), San Pietro ribalta al contrario la formula storica in modo molto arguto: invece di concentrare tutti i carri in piazza Piemontesi nel mondo, farli muovere nel centro e poi chiudere con una merenda la manifestazione, parte al contrario, posizionando i detti carri già lungo le estremità della strada principale, vicino alla rotonda di ingresso del paese.
In questo modo può partire una sfilata sicuramente più corta, ma più agevole rispetto ai punti detti poco fa, per arrivare infine in piazza per i festeggiamenti finali. A partecipare, oltre al classico carro con Gianduja ed il suo esercito quest’anno di Giacomette, ben tre gruppi carnevaleschi, molto diversi tra loro sia per forma che per sostanza, e sui quali voglio scrivere due parole.
Partiamo con Piobesi, forse il più classico e tradizionale, con tanto di tema vacanzifero: le ferie estive italiane sono rappresentate da personaggi simpatici e caricaturali, e seguiti da relativo gruppo vestito di azzurro per balli e musica.
Ci “pestano giù duro” invece quei matti dei Mat di Roletto, che se da un lato sbattono nelle casse dei pezzi martellanti e a mio avviso più difficili da digerire, hanno però dalla loro il carro più elegante dal punto di vista meccanico: un carro tirato da cavalli, le cui zampe galoppano con incredibile naturalezza, colpendo bambini ed adulti.
Davvero invece un plauso ed applauso all’inventiva del gruppo di Luserna SG., per una esibizione che è andata oltre il semplice momento di festeggiamento carnevalesco. Un carro con su la Morte, beffarda con un naso da clown, che si mette davanti al volto scheletrico le maschere di tanti potenti del passato e del presente, per poi rivelarsi… sempre lei. Viene preceduta da un gruppo questa volta tutto in divise militari, che prima balla e si diverte con un grande pallone a forma di mondo, e poi si adagia a terra d’improvviso. Grandi papaveri rossi li riporteranno “in vita” per terminare la sfilata, ed ognuno ne colga il significato che vuole. Io sintetizzerò bruscamente con un “anche i tamarri hanno un cuore”, ma forse perché come i rolettesi sono un po’ mat anch’io.
Unica pecca il ritardo accumulato rispetto a quanto annunciato come orario dello spettacolo, probabile risultato di lavori sul momento sopra i carri per permetterne il passaggio nei punti più complessi, evitando di toccare case e cartelli stradali: magari converrà in futuro posticipare l’orario e dare più tempo ai partecipanti per sistemare così con maggiore calma il lato tecnico, spesso ignorato ma di gran lunga presente dietro queste grandi costruzioni a quattro ruote.
Ed ora via di foto!