E arriviamo così al momento più interessante dello scorso sabato, momento che in realtà fa da anticamera per uno spazio che rimarrà permanentemente all’interno di Pinerolo, coprendo una caratteristica della sua cultura non da tutti conosciuta: la musica.
E’ stato inagurato infatti il nuovo ramo del Museo Etnografico Pinerolese, modellato sulla parte che fu di quello di Scienze Naturali (ora in toto a Villa Prever), e che prevede non solo un ingresso principale nuovo di zecca (accedendo dal portone di Palazzo Vittone, dunque non più dalla strada), ma pure una saletta conferenze e proiezioni, una ricostruzione degli antichi aratri con già qualche strumento del lavoro dei campi in esposizione, per poi collegarsi con la parte storica tramite gli spazi dedicati al nuovo Centro Etnomusicale “Pier Giorgio Bonino”.
Se c’è infatti una parte storica che si è conservata nel tempo, e che anzi continua a diffondersi tra tanti di giovane età è proprio quella legata alle canzoni, specialmente salendo lungo la Val Chisone e percorrendo le vie occitane: un patrimonio musicale che ognuno nelle proprie case tramandava e custodiva in piccoli quadernetti, e che proprio Bonino riportò, se non alla luce, alla dovuta attenzione.
Se infatti negli anni 70 e 80 i gruppi corali locali prendevano le canzoni più popolari conosciute in quel di Torino e le riproponevano al pubblico, è Bonino a volere ridare a questi gruppi la conoscenza invece dei canti tradizionali delle loro vallate, delle loro origini, fondendone anche parecchi in prima persona.
Gli stessi numeri di quanto custodito dal Centro sono a mio avviso importanti, non esagero, a livello italiano: si tratta di più di 500 brani, trascritti ed in qualche caso registrati come melodia, che vengono poi studiati e riproposti dai tanti gruppi locali, ai quali è dedicato uno spazio apposito. Infine tutti gli strumenti della tradizione: dai violini alla ghironda, da quelli a fiato ai piccoli portatili per le suonate in mezzo a campi e pascoli.
Consigliamo dunque a tutti una visita per ritrovare quello che non è solo un patrimonio sonoro fermo ai nostri nonni (se non bisnonni), ma che è a tutt’oggi fervidamente in evoluzione, grazie come già detto anche a tanti gruppi giovani, commistioni di genere ed in qualche caso anche con la creazione di brani inediti ma sempre con forti radici piantate nella tradizione.
Chissà dunque che la città stessa non decida di utilizzare questa nuova occasione, anzi diciamo di prendere il “LA”, che mi pare più appropriato dato il caso, dato dal museo per inserirsi in futuri eventi o festival dedicati alla musica valligiana, magari anche grande ed itinerante, che coinvolga non solo il Centro ma proprio tutto il territorio.
Di seguito qualche foto, tra le quali anche un paio scattate nel vicino mercatino natalizio dell’Uni3 Pinerolo, sempre con qualche trovata carina: