Ci sono eventi di Pinerolo ormai storici, tradizioni vere e proprie che ho potuto vedere, per lavoro e per passione, nel corso ormai di qualche anno, e forse prima ancora da semplice visitatore. Uno di questi, anzi, uno dei vertici delle manifestazioni pinerolesi è stato sempre l’Artigianato, prima in versione chiusa e poi allargatosi alle vie cittadine. Ma con il tempo il sistema del copia ed incolla funziona poco, ed il meccanismo è andato sempre poco più ad arrugginirsi: ottimi successi di pubblico, ma sempre seguiti da quella sensazione di già visto.
Ed è quindi un giro di vite, un punto a capo per la rassegna questa edizione del 2018, che non poteva essere che una nuova risposta essendo arrivata all’anno 42 (ok, questa la capiranno solo gli amanti della fantascienza).
Una decisione complessa, forse anche controproducente in termini di semplicità di organizzazione e raccolta fondi, ma che ha mostrato un nuovo volto della manifestazione. Ora, non si stupiscano i neofiti pinerolesi, i curiosi ed i semplici visitatori occasionali, ma una delle grandi innovazioni di quest’anno è stata…
… la presenza degli artigiani.
Sì, posso comprendere la vostra espressione attuale, e forse alcuni in realtà hanno avuto qualche presenza, ma nelle ultime edizioni sembravano essere diventati una “parte del tutto” e non il fulcro su cui far ruotare ogni cosa (tanto addirittura da creare un “Controartigianato” privato in qualche anno passato non così distante).
Questa volta sono in piena luce le botteghe del fatto a mano, il lavoro dei materiali dal legno al metallo, scavalcando anche in molti casi il confine dell’arte pura e non solo d’aspetto commerciale. E, non preoccupatevi, una parte dedicata ai commercianti puri rimane, ma arriviamo così alla seconda grande svolta, che mi rende particolarmente soddisfatto dato che sono tornato spesso su tale questione nei report passati: la creazione di aree specifiche.
Spazi da uno scopo ben preciso, che permettono ai visitatori di poter con sicurezza sapere dove passare dai maestri dei materiali ai prodotti in vendita, o dagli spettacoli a corredo alle tavole gastronomiche.
Terzo punto d’interesse: siccome le direttive sull’organizzazione di eventi sono sempre più stringenti (e noi che stiamo ultimando con il PineroloInGioco lo sappiamo per certo) e tra le tante ciò vuol dire non potere occupare completamente le strade, benchè interne (ribadisco specialmente a chi ho sentito lanciare critiche del tipo “ma qui una volta era pieno di banchi”). Ecco dunque che diversi spazi sfitti a vetrina sulla strada sono diventati botteghe improvvisate, visitabili e con la possibilità di fare anche due parole con l’artista artigiano: è il passo di più nel far diventare la città spazio espositivo in senso diretto.
Arrivo però anche ad una quarta scelta di qualità dell’evento, che consiste nella creazione di eventi a raccordo e nel durante ad animazione delle serate: sfilate di moda anni 50 e concerti in piazza hanno lanciato sul piatto una Pinerolo più viva che mai. O meglio più viva che normalmente.
Ma non siamo troppo cattivi… e come esserlo quando una parte di questo Artigianato la abbiamo anche vissuta dal di dentro: sto parlando dell’incredibile buona la prima per lo spazio Garden Loft. I giardini del Vescovado si aprono alle attività realizzate da e per i giovani, in una cornice naturale e cittadina allo stesso tempo: spazio per una bevuta con gli amici ascoltando buona musica sotto ad un albero, partecipare ai diversi momenti di discussione e dialogo, o perchè no sfidarsi grazie alla Escape Room in tenda nella piazza, o con i giochi di Associazione Proludica, dove abbiamo messo anche noi del sito lo zampino con il folle GiocoAperitivo, per il quale ringrazio tutti i presenti, i presentatori aiutanti ed i partecipanti, arrivati sino alle ore più buie (che detta così fa drammatico, ma veramente sono giunti fino a quando non riuscivo più a distinguere carte e domande tra loro). Notevoli anche le attività in cuffia, come proiezioni di corti e persino una discoteca in piccolo, per divertirsi a basso volume.
Diverse nature dunque fuse lungo il percorso unico della creatività, come sempre sarebbe dovuto essere questo evento: vero che il portare ad organizzare gruppi diversi zone diverse porta in parte ad una riconoscibile linea non del tutto unitaria sull’incastro di banchi e situazioni, ma è anche un qualcosa che aiuta nel dare il senso di varietà dell’offerta.
Chiudo con giusto ancora due punti, ovvero un plauso all’inaugurazione del nuovo Ufficio del Turismo nella mattina di sabato, davvero bello, centrale ed a disposizione diretta del visitatore esterno, ed infine i laboratori artistici dell’Engim, finalmente in bella mostra nel Centro Storico.
Usciamo così dalla grande serratura e vediamo quali saranno le conseguenze e le future trasformazioni dell’Artigianato: si è ripartiti ed il viaggio è ancora tutto da scoprire.