Sinceramente, è piuttosto complesso parlare di questa edizione dell’Artigianato Pinerolese 2017, rassegna che solca la città da ben 41 anni, o 40 +1 per usare la grafica di quella da poco terminata. Un consueto ritrovo per attività locali diverse, non solo strettamente artigiane in realtà, coniugando associazioni, gastronomia, arte e qualche sporadica vena di intrattenimento.
Più espositori o meno degli anni precedenti? Più o meno artigiani in senso stretto? Difficile da calcolare, grazie ad alcuni accorgimenti positivi che hanno accorpato in maniera migliore alcune parti di fiera, creando così uno strano saliscendi qualitativo.
Prendiamo ad esempio le aree di piazza Cavour e primo corso Lequio, e troviamo come già spesso scritto una sorta di misto comprendente lavorazione del legno, prelibatezze da diverse regioni d’Italia, insieme a diversi altri tipi di attività poco legate tra loro, discontinuità riscontrabile anche in Piazza del Duomo fin nel suo lato.
Un “twist” invece ben giocato per superare un problema (ovvero la mancanza del tradizionale paese ospite), il lasciare Piazza Facta ad area dedicata alle attività al femminile, delle quali scoprire la storia passata e presente: si perde così una caratterizzazione, ma si sostituisce con un’altra, rendendo di fatto il tutto in equilibrio: bene così.
Il visitatore esterno però potrebbe sicuramente rimanere spiazzato trovando rade attività di lavoro artigiano in senso stretto, che diventano in qualche modo marginalizzate, si voglia per un evento che deve riconquistare la fiducia degli appartenenti al settore, si voglia per magari anche tariffe importanti per l’esposizione. Si vede come si voglia cercare di dare una nuova direzione, però a questo punto è necessario trovare il modo di darla, ma su questo ci torniamo tra poco.
Parlo infatti ora del posto meglio organizzato, e infatti anche molto frequentato di tutto l’evento, ovvero via Principi d’Acaja, completamente “ri”animata da spazi settoriali dedicati alla gastronomia delle nostre valli, proseguendo con lo spiazzo “chiesa di San Giuseppe” per gli incontri di Dire, Fare Ecosolidale (che riesce così a trovare modo di portare in piccolo la propria manifestazione, ma con qualche associazione in meno: un peccato però, perchè ha avuto in serbo momenti piuttosto interessanti e talvolta con meno pubblico di quanto avrebbero meritato) e salendo ancora in terrazza, in orario serale, l’area dedicata al Wine & Food, con diverse occasioni per vivere un locale/vineria con prodotti da tutta Italia a cielo aperto, purtroppo priva quest’anno della musica dal vivo, ma resa sempre suggestiva dalla location in sè. Evento però questo molto colpito da un altro saliscendi delle quattro giornate di fiera, ovvero ahinoi il tempo. La sera del giovedì è stata funestata da forti pioggie (persino accenni di grandine nella vicina Piscina) e ciò ha portato a pubblici ben bene stipati in casa e con poca voglia di passeggiare per la città.
Meglio i giorni successivi, con un sabato ancora un po’ all’insegna dell’acqua, ma risoltosi meglio nel finale.
Successo anche per i momenti artistico storici, con la prima biennale di scultura pinerolese e le tre grandi statue che ne sono diventate simbolo (molto apprezzate anche dai bimbi), la mostra di foto di Remo Caffaro sulle ville e castelli pinerolesi, e la mostra dedicata a Palazzo Acaja a cura di Italia Nostra che oltre ad un buon passaggio di visite ha pure riportato alla luce la Chiesa di Santa Chiara ed i suoi davvero pregevolissimi interni e pitture.
Dunque, arrivando a fare un riassunto finale, come classificare questa edizione di Artigianato?
Mettiamola così: tutto quello che è riuscito in qualche modo ad avere una propria caratterizzazione, di categoria, di formato, di espositori, di idee, è spiccato; il resto è scivolato in qualcosa di più anonimo, più tradizionale forse ma con poche ragioni per portare i visitatori ad un secondo giro. Bisognerebbe forse avvicinarsi di più alle parti riuscite e proporre tale sistema per la maggioranza degli spazi, con più incontri con gli artigiani, maggiori lavori da trovare e vedere dal vivo, magari concentrati in apposito loco e non uno all’angolo, uno sotto i portici, uno qui ed uno là.
L’evento di quest’anno ha mostrato contemporaneamente cosa funziona e cosa no: vediamo quindi in quale altro modo possa evolversi in futuro.
Ma siccome c’è da aspettare un anno intero, godiamoci per adesso qualche immagine dall’edizione appena trascorsa: