La prima impressione fu quella di partecipare ad un semplice saggio di un corso di teatro, ma è rapido il ricredersi: questo il riassunto strettissimo di quanto ha avuto luogo presso Casa Pragelato la sera di sabato 13 giugno 2015. Va in scena infatti sul piccolo palco della struttura lo spettacolo “A spasso nel tempo”, conclusione e compimento delle lezioni di teatro finanziate dalla L.482/99 sul recupero e valorizzazione delle lingue montane del passato: cinque i neo attori sul palco, coordinati dalla regia di Lidia Masala.
Non bisogna dunque essere prevenuti dal titolo di odore Vanziniano: la storia vede cinque personaggi diversi (un piccolo suonatore, un montanaro del Sud, una giovane ragazza, un uomo spiccio ma di buon cuore ed una donna tormentata da problemi d’amore), non in cerca d’autore ma bensì della montagna, viaggiare su di un ipotetico treno verso le alte vette. Le loro storie talvolta si sfioreranno, addirittura muteranno verso la fine in altre di analoghi personaggi ma nella modernità, uniti però tutti insieme dal potere di bellezza di questi luoghi naturali.
Potere quindi della montagna di mutare tutto e nel frattempo lasciare solidamente qualcosa di uguale nel tempo? Od anche solo potere del tempo stesso nel trovare compimento in questi luoghi così grandi e così elevati? Tanti possono essere gli interrogativi, lanciati tra il pubblico a fine spettacolo dalla stessa regista, e che hanno visto diversi gradi di interpretazione.
Un plauso dunque a tutti coloro che hanno partecipato per la sua realizzazione, dalla regia alle due associazioni coinvolte (Nartea e La Valaddo), al Comune di Pragelato che ne ha dato patrocinio, a ovviamente gli stessi attori Davide, Luisa, Patrick, Emily e Bruno, che nel giro di poche lezioni sono davvero riusciti a creare diverse personalità, in una miscela di azioni, espressioni, musica e piccole parti parlate tra l’italiano ed il francese. Neppure il brutto tempo all’esterno ha rovinato la piece, contribuendo anzi quasi con lo scroscio dell’acqua a dare maggiore atmosfera al tutto: un ottimo traguardo dunque, per riflettere su quanto siamo cambiati, e su quanto la montagna ci abbia dato e ci dia tutt’oggi.