Una storia piena di eventi, battaglie e cambiamenti territoriali profondi quella di Abbadia Alpina, oggi nota come frazione di Pinerolo, ma il cui potere un tempo si estendeva su zone molto ampie, dalla bassa pianura sino alle colline perosine: tanti sono i secoli che domenica 9 novembre 2014 si sono festeggiati i ben 950 anni dalla fondazione.
Cavalieri in costume con il simbolo del paese hanno sfilato nel piazzale della chiesa di San Verano, un tempo fulcro della struttura abbaziale di Santa Maria, sulla quale un giorno realizzeremo il giusto approfondimento: proprio nella detta costruzione religiosa si è tenuta prima una Messa con la presenza del vescovo Debernardi e dunque si è potuto assistere alla proiezione di un documentario che, seppur un po’ brevemente, ha enucleato alcuni dei momenti basici della storia locale. Pausa dunque per un ottimo pranzo preparato grazie all’aiuto delle associazioni locali, come il gruppo Alpini ed il comitato San Verano da salvare.
Per scoprire ed andare alla ricerca di curiosità sul passato del borgo si è dovuto attendere il pomeriggio, prima con una breve spiegazione iconografica e strutturale della chiesa e dunque con un trasferimento a Pinerolo presso la Biblioteca cittadina per alcune mostre davvero di notevole interesse; prima però di vederle più dettagliatamente, si deve però onestamente constatare un qualche scivolone sul lato organizzativo. La pioggia infatti ha sì non permesso uno svolgimento corretto di quanto in programma, ovvero un vero e proprio percorso alla ricerca delle radici storiche e di quanto ancora oggi rimasto come segno del passato abbadiese nei dintorni, ma ciò non toglie che prima si sia partiti con mezz’ora di ritardo nella parte poco prima detta di spiegazioni sulla chiesa, per poi sintetizzarla, attendere una parte più approfondita, poi rinviata del tutto in circa 5 minuti: speriamo a questo punto di recuperare in futuro tale interessante tour, ma dispiace che una scarsa comunicazione abbia portato alcune persone giunte da fuori paese unicamente per partecipare a tale iniziativa tornarsene a casa a mani “intellettualmente” vuote.
Fortunatamente però a ridare spessore alla giornata sono state proprio le tre esposizioni nelle sale della Civica pinerolese, portandoci a pochi centimetri di distanza da documenti di indubbio valore.
Un ringraziamento al signor Roberto Bosio, che non solo ha esposto una parte della propria personale collezione di stampe antiche, ma che si è anche improvvisato guida tra esse, spiegando ai presenti i differenti metodi di incisione utilizzati all’epoca e le diverse rappresentazioni cittadine inchiostrate sulla carta. La fortezza pinerolese e quella di Santa Brigida saltano all’occhio e vengono riportate da molte pubblicazioni del passato, come esempi di cittadelle bastionate d’eccellenza: si possono così vedere posizioni dei comuni ed antichi confini, così come il racconto per immagini di alcuni eventi significativi come costruzioni e battaglie; un esempio quella di Marsiglia, sulla cui mappa campeggia un “Abbaye”, senza alcun altra indicazione circostante, Pinerolo compresa.
Le altre due sale della biblioteca sono infine state un ricco viaggio tra le documentazioni passate del paese, raccontato da Giampiero Casagrande e Marco Calliero: disposti in ordine cronologico, si sono potuti osservare editti e codici dalla pergamena alla carta, rendiconti comunali (ricordiamo che Abbadia rimane comune sino agli anni del primo dopoguerra, quando sotto promulgazione fascista si decidono di eliminare i paesi più piccoli accorpandoli a quelli maggiori, quello pinerolese in questo caso), progetti di strutture per l’irrigazione dei campi abbaziali sfruttati per la maggior parte ancora oggi dal 1700; ed ancora piante che ne mostrano la suddivisione in diverse regioni a seconda dei vari elementi presenti in ognuna di queste (dalle zone sotto il diretto controllo dei monaci a quelle contadine, all’insediamento di prime attività artigianali fabbricanti), permessi per l’uso di armi da fuoco a scopo che ora diremmo sportivo, il passaggio del nome da Abbadia all’attuale Abbadia Alpina.
Molti poi i documenti pinerolesi che parlano di donazioni al territorio abbaziale, tributi, lavori, permessi per confluire le acque provenienti da altri comuni: eppure si tratta in realtà di una piccola parte della più ampia storia abbadiese, i cui principali scritti conservati dai monaci vengono trasferiti presso l’abbazia di Staffarda dopo i saccheggi delle truppe francesi del 1683, quando la struttura originaria viene distrutta; altri più recenti sono stati invece da poco ritrovati nella chiesa e donati al Museo Diocesano. Presente anche il Libro della Catena, che conteneva i codici atti a regolamentare la vita cittadina di Pinerolo, risalente al XV secolo e che presenta a tutt’oggi la detta catena in ferro che lo ancorava saldamente al tavolo ove veniva compilato di volta in volta.
Una serie di scoperte davvero curiose ed interessanti, che hanno fatto riscoprire qualcosa di più sulla nostra piccola, ma grande Abbadia Alpina: ed ora come sempre le fotografie della giornata.